Meteo Radio Stereo 5 Euroregion Facebook Twitter Youtube Linkedin

CUNEO/ Anche per noi dal Sinodo per l'Amazzonia una speranza per il futuro della Terra

CUNEO

Foto
Condividi FB

PIERCARLO BARALE - Gli ultracattolici hanno rubato quattro statue in legno, tra le quali la Pachamama - la Madre Terra - esposte nella chiesa romana di Santa Maria, e le hanno buttate nel Tevere dal ponte di Castel Sant'Angelo. Sculture lignee portate dall'Amazzonia in occasione del Sinodo alla stessa dedicato. Una di esse è, appunto, la Pachamama: rappresenta una donna incinta. E' un riferimento culturale e religioso per le popolazioni della foresta pluviale, che ci assicura l'ossigeno, l'equilibrio della terra, il futuro dell'ambiente dell'intero pianeta. I due novelli Torquemada - subito bloccati, con il recupero delle statue - avevano programmato l'eroica impresa a difesa dell'integralismo anti Bergoglio. Intendevano sensibilizzare il mondo cattolico contro lo svolgimento del Sinodo, voluto dal pontefice. Avevano identificato le statue con il vitello d'oro di biblica memoria. Paganesimo nuovo, non la spiritualità delle popolazioni della regione panamazzonica.

Dalla conquista del sud America da parte degli spagnoli e portoghesi, accompagnati da gesuiti e cappuccini zelanti nelle conversioni dei pagani al cattolicesimo, sono trascorsi quasi cinque secoli. Allora - per qualche cattolico integralista ancor oggi - il culto della Pachamama era ritenuto pagano. Quindi parevano obbligate le conversioni - più o meno sincere - alle quali le popolazioni native sono state sottoposte. In Europa si arrivò a bruciare le asserite streghe; alle guerre di religione; all'esercito dei Savoia nelle valli dei Valdesi, con puntate anche nella Valle Maira, a caccia di eretici con i cappuccini al seguito delle spade sabaude, invocate dal clero torinese. Fu strangolato e poi bruciato, in piazza Castello a Torino, un frate nativo di Busca, reo di essersi avvicinato troppo al calvinismo. Si chiamava Goffredo Varaglia. Nel 2000, riabilitato, gli è stata dedicata una targa sul luogo. La Santa Romana chiesa ha imboccato, con gli ultimi Papi, una nuova strada nei confronti di chi la pensa diversamente sulla fede.

Il rispetto per le diverse credenze religiose è in atto ormai, in modo irreversibile. Il pontefice Bergoglio, nato in Argentina, da sempre vicino ai poveri, agli ultimi, ed alle popolazioni amazzoniche, ha voluto dedicare loro un Sinodo, svoltosi in questi giorni. I nativi provano e manifestano comunione con la terra, il pianeta, le foreste, le acque, gli alberi, gli animali. La Pachamama è il simbolo di tale spiritualità; di valori da noi prima ignorati o ritenuti irrilevanti. Come se i nativi non fossero persone, non potessero provare affetti, se non primitivi, mentre avevano una loro civiltà millenaria, pur senza quello che chiamiamo "progresso". Abbiamo distrutto, ovunque siamo arrivati, le popolazioni native, dagli Stati Uniti all'Oceania, alla Tasmania, alla Patagonia. Abbiamo portato la nostra "civiltà" con la religione imposta, le malattie trasmesse, l'alcoolismo diffuso. Ci ritenevamo i dispensatori del progresso e della religione, da portare ai pagani. Che però conoscevano le vie dei canti, come i nativi australiani; le medicine naturali tratte dagli alberi e dalle erbe; il respiro delle foreste; le divinità agresti. Queste ultime ricordate da un poeta dell'antica Roma, che ritenne beati quei popoli che le conoscevano.

All'epoca di Galileo, già prima e fino all'800, per la Sacra Romana chiesa, il papato ed il Tribunale dell'Inquisizione, gli eretici, che si allontanavano dalla fede, dovevano essere bruciati vivi. In tal modo si distruggeva il demonio che albergava in loro. Per gli scismatici che contestavano qualche dogma, la pena era diversa e - relativamente - più lieve. Venivano convinti a rientrare nei ranghi, recuperati, anche con mezzi piuttosto dolorosi, perché costituissero, con il rientro nella totale condivisione dogmatica, un esempio per tutta la comunità. Il sapere di quanto rimane delle popolazioni native, ridotte a poco più di quelle dell'Amazzonia, viene visto con occhi diversi.

La Pachamama non corrisponde più al biblico vitello d'oro. La sua effigie, sotto forma di statuetta di legno, è stata ospitata nei giardini vaticani e nella chiesa dalla quale i due novelli inquisitori l'hanno rubata ed "annegata" nel Tevere. Essendo di legno, è riemersa e ritornata nella chiesa, con tutti gli onori, anche papali. Riporto il seguente proverbio dei nativi americani: "Quando il sangue delle tue vene ritornerà al mare, la polvere delle tue ossa ritornerà alla terra, forse ricorderai che questa terra non appartiene a te, ma che tu appartieni a questa terra". Un manifesto spirituale in difesa della terra è il volumetto di Thich Nhat Han, un monaco buddista, poeta e studioso, titolato "Lettera d'amore alla madre terra", edito da Garzanti. Si sta interessando per redigere un Manifesto per la madre terra Alberto Ruz Bueufil, meglio conosciuto come Coyote Alberto. Non c'è solo la bravissima Greta a ricordarci di non distruggere la Pachamama.

Piercarlo Barale

VIDEO