CUNEO
GIORGIO GROPPO - Sono allibito dai fatti di Genova e da come viene strumentalizzato il crollo del ponte Morandi. Un tempo ci si riuniva nelle disgrazie e si lavorava insieme, mentre la politica di oggi calpesta tutto, anche il dolore. Una società politica che sostituisce la coesione con il rancore non può avere futuro e mi vengono in mente i memorabili versi di Ungaretti: "Cessate di uccidere i morti, non gridate più, non gridate”.
Di Maio ha violato il silenzio in merito alle cose da fare e che competono al suo Ministero (i nodi ritorneranno al pettine a settembre, ad iniziare dall’Ilva), senza aspettare di conoscere le cause del crollo e prima ancora di rivolgere un pensiero alle vittime che erano ancora sotto i blocchi di cemento. Si è sostituito alla giustizia, affermando che la convenzione con Autostrade andava revocata e precisando che loro (i grillini) non avevano mai preso soldi da Benetton, affermazione intelligente ma non intelligentissima, perché se è così, per coerenza, non potrebbero stare al Governo con chi invece, legittimamente, il contributo lo ha preso.
Erano contrari alla bretella della Gronda e per giustificarsi ha affermato che avevano fatto opposizione in quanto, rivolgendosi ad Autostrade, questi gli avevano detto che il ponte sarebbe durato 100 anni, ma come? Ho sentito bene? Si sono fidati allora di quelli che condannano oggi? Dulcis in fundo, Autostrade per l’Italia, pur non essendo ancora accertata la responsabilità, afferma di voler ricostruire a proprie spese il ponte crollato, offrendo un importo considerevole per aiutare le famiglie e la riorganizzazione dell’area, formalizzato in 500 milioni, ma neppure questo va bene a Di Maio, il quale afferma che i soldi messi a disposizione sono troppo pochi, non in base ad una seria valutazione, ma in quanto in 15 anni di convenzione hanno guadagnato troppo, quasi che dovessero essere parametrati ai propri guadagni!
Bisognerebbe fargli capire che vi è anche l’imprevisto (come in questo caso) e se Autostrade per l’Italia avesse speso ipoteticamente tutti i soldi accantonati (è questa una delle maggiori accuse), non avrebbe avuto la disponibilità liquida oggi; ma a parte tutto ciò, sarebbe interessante sapere perché vorrebbero ridiscutere tutte le altre convenzioni autostradali in essere. Non sarà questo un disegno politico? Mi pare che Grillo, il mentore del vicepresidente Di Maio, abbia già sentenziato che tutte le autostrade andrebbero statalizzate e quindi comprendiamo bene dove sta il vulnus.
Nessuno fa una riflessione pacata su quel ponte (criticato dallo stesso progettista, in quanto dopo soli 10 anni gli agenti atmosferici corrodevano il calcestruzzo, e forse allora fu sbagliata la scelta del materiale), costruito sopra le case, dove su una di esse hanno dovuto tagliare addirittura un cornicione per posizionare un pilastro: perché nessun ha detto nulla, oggi come allora? Era necessario farlo passare assolutamente in quell’area, tra l’altro strategica per Genova? E poi: tutti parlano entusiasti dei vigili del fuoco e ne sono lieto, ma nessuno pensa veramente a loro, concretamente, il cui Corpo, pur essendo la prima autorità di Protezione civile, hanno mezzi inadatti e/o desueti, si vada nei distaccamenti a visionarli ed alle volte non hanno neppure i soldi per acquistare il carburante e spesso devono ricorrere a lotterie e/o finanziamenti esterni per sostituire i mezzi e l’attrezzatura.
Il ponte pare fosse stato progettato per 10.000 passaggi, mentre ora ne sarebbero stati accertati più di 30.000. Se si fosse stati lungimiranti e se si fosse costruita per tempo una bretella questo traffico sarebbe stato ridimensionato. Nazionalizzare o privatizzare, dev’essere una scelta ponderata e presa a mente fredda, valutando i pro e i contro, ma il controllo spetta sempre al Governo ed al Ministero dei Trasporti, perché altrimenti chi controlla i controllori? Nazionalizzare le reti autostradali per convenienza verso i cittadini è giusto, ma farlo per politica e soprattutto contro qualcuno, è biasimevole.
Per i fatti di Genova, attendo che la giustizia faccia il suo corso e si esprima prima di farmi un giudizio, ed ho molto apprezzato il comportamento del procuratore della Repubblica di Genova che non vuole fare indagini affrettate ed emettere sentenze senza un profondo iter investigativo e procedurale, mentre non accetto come cittadino il giustizialismo di Di Maio: l’Italia di oggi, come quella di ieri, ha bisogno di uomini di Governo che abbiano a cuore la cosa pubblica e che intervengano per descrivere quello che si è fatto, non quello che si vuole fare, e secondo un vecchio adagio, chi critica sempre il passato è perché non ha idee per il presente ed ha paura del futuro.
De Gasperi diceva che bisogna promettere poco, ma fare l’impossibile per mantenere questa promessa. E’ un invito che rivolgo a tutti, ancor più oggi, iniziando con un doveroso silenzio.
Giorgio Groppo
(Foto scattata sul ponte Morandi a Genova)